La storia del campo sportivo parrocchiale, così si chiamava quando nel lontano 16 aprile 1966 venne inaugurato con la benedizione da parte del Cardinal Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, è una storia molto lunga e ricca di tanti avvenimenti.
Col passare del tempo quel luogo è stato chiamato dalla gente di Sasso Marconi “campo del prete” per poi divenire ai nostri giorni il “campo don Dario Zanini” parte integrante dell’oratorio parrocchiale.
Fu proprio don Dario Zanini ad acquistare il terreno dall’ing. Neri. L’acquisto fu piuttosto difficoltoso ed impegnativo. Il parroco non possedeva tutto il denaro necessario per acquistarlo e allora pensò di vendere la chiesa di Castello, ormai in disuso e non più praticabile, ma la somma non era ancora sufficiente e così, grazie ad un aiuto economico concesso dal vescovo ausiliare di quel tempo mons. Gilberto Baroni, finalmente riuscì ad ottenere l’importo indispensabile per entrare in possesso del terreno.
Molti forse ancora ricordano don Dario chino sul terreno a lavorare insieme agli operai per fare i corduli della pista di atletica o per mettere a posa gli attrezzi sportivi. Noi ragazzi e bambini di quel tempo gli stavamo accanto e lo aiutavamo secondo le nostre possibilità. Furono in diversi ad aiutare sia economicamente sia gratuitamente il parroco in questa impresa.
E finalmente il 16 aprile 1966 si poté inaugurare ufficialmente la struttura sportiva.
Don Dario era uno sportivo appassionato, grande camminatore, sciatore, ciclista e scalatore, interessato al calcio, in particolare tifoso del Bologna, ma di ogni competizione agonistica. Aderì al Centro Sportivo Italiano, associazione sportiva di ispirazione cattolica (per un certo periodo ricoprì anche la carica di assistente diocesano) e tanti furono i giovani che si iscrissero e cominciarono a frequentare il campo sportivo. Quel luogo era sempre pieno di ragazzi che si allenavano o gareggiavano. Fra di essi alcuni conquistarono premi anche a livello provinciale, regionale e perfino nazionale.
Il parroco era sempre lì. In qualche modo imitava san Giovanni Bosco il cui motto era: sempre in mezzo ai ragazzi. Due persone lo affiancavano il geom. Passeri e il signor Cassani.
Purtroppo vennero tempi difficili e pian piano tutto finì. Il campo si apriva non più per oraganizzare gare sportive, solo qualche volta si disputava un torneo di calcetto organizzato dai bar paesani e nulla più.
Finalmente il campo riprese a rivivere con le Feste della famiglia. Grandi strutture si notavano nell’area sportiva: il ristorante, la pesca, l’osteria, la pista da ballo con il palco per l’orchestrina. Molto grande era il concorso della gente e molte erano le persone che vi lavoravano (venivano prodotti a mano centinaia e centinaia di uova di tortellini) e fra queste moltissimi ragazzi e giovani si impegnavano nel prestavano la loro opera. La festa era divenuta il punto di incontro e di aggregazione di tutto il territorio. Poi… anche questa stagione finì. Don Dario era diventato molto anziano. Soffrì molto negli ultimi tempi della sua vita, perché il campo acquistato anche con i soldi della Curia per due terzi apparteneva al Sostentamento del clero e quest’ultimo reclamava la sua parte. Il campo poteva cambiare destinazione e a forza di contrattare si trovò la soluzione e il campo divenne definitivamente proprietà della parrocchia anche se una parte venne ceduta all’Amministrazione comunale.
Deceduto don Dario, don Paolo nuovo parroco, ha ritenuto opportuno rivitalizzare il campo. Dopo numerosi consigli pastorali si è deciso di riaprire la struttura come oratorio parrocchiale, infatti esso non può essere considerato alla stregua di un parco pubblico. Sono stati fissati degli orari di apertura e numerosi volontari si sono offerti per seguire i ragazzi e aiutarli a vivere in serenità in ambiente protetto come quello della parrocchia.
Ringraziamo il Signore per questo grande dono che la parrocchia di San Pietro possiede e chiediamo a Gesù di premiare don Dario per tutte le fatiche che ha compiuto per dotare la comunità di questa struttura.
Ora il campo rivive e la sua vitalità dipenderà da ognuno di noi perché i giovani frequentandolo possano vivere in letizia sotto lo sguardo della Madonna del Sasso e del suo Figlio Gesù.
Giancarlo Giovagnoni